perché meditare

Le basi neurofisiologiche dello Yoga, della Meditazione e dei processi creativi Di Professoressa Donatella Caratai. leggi la relazione cliccando qui 

 Punti salienti sulla meditazione

foto. lairi masaia,nella posizione delloto

Molto di più può essere detto per aiutare a comprendere che cosa sia la meditazione. Per esempio, la meditazione è quando la mente è immobile ed il cuore è aperto. La meditazione è:

  • non uno stato passivo, poiché significa trasformare il proprio livello di coscienza ed energia in uno stato più alto: la supercoscienza.
  • Smriti (“memoria”); ricordare chi e cosa si è davvero: uno spirito divino, sempre perfetto e sempre libero.
  • ascolto. La preghiera è parlare con Dio, mentre la meditazione è ascoltare la risposta, sviluppare l’intuizione, sintonizzarsi con la guida interiore.
  • immobilità del corpo e della mente. La mente non può trovare la calma e l’immobilità se il corpo e irrequieto e scomodo.
  • una disciplina. Richiede la creazione di nuove abitudini, atteggiamenti e schemi di pensiero. Non è un’abitudine sempre facile da portare avanti, ma sicuramente ne vale la pena!
  • concentrazione: rimuovere ogni distrazione dalla mente per poi focalizzarla su una cosa alla volta. Ancora di più, è la concentrazione su Dio o su uno dei suoi attributi, come l’amore, la gioia, la pace, la calma, la luce, il suono (vibrazione), la saggezza o il potere.
  • significa concentrarsi così profondamente da divenire l’oggetto della concentrazione.
  • è un processo in due fasi: l’“arrivare” e il “rimanere”. Entrambi sono importanti.
  • è capace di trasformarsi e di trasformare ogni aspetto della vita. Il successo nella meditazione non si misura in termini di visioni o fenomeni paranormali, ma di cambiamento individuale in relazione alla vita quotidiana, vale a dire se diventiamo o meno più felici.

Si potrebbe scrivere di più, ma, come diceva spesso Paramahansa Yogananda, anche se qualcuno ci descrivesse il gusto dell’arancia, se non la assaggiassimo di persona, nessun tipo di descrizione potrebbe farcelo capire. Esiste un solo modo per comprendere la meditazione: praticarla.

Perché meditare?

Pensa a quante cose fai nella vita con la speranza di
riposarti, finalmente, quando le avrai portate a termine! Qualche volta ti capita di pensare: «Devo proprio comprarmi quella macchina sportiva rossa e scattante,
o quella splendente utilitaria bianca o, meglio ancora,
quella spaziosa station wagon per tutta la famiglia. Non avrò pace finché non ci sarò riuscito!. Oppure pensi: «Voglio comprare una nuova casa, con
un portico ombroso, dei bei divani morbidi e accoglienti, una grande camera da letto matrimoniale e una sala da pranzo tranquilla e spaziosa, così non dovremo sempre mangiare in cucina come poveracci. Allora sì che
potrò finalmente rilassarmi!». Di solito, quando pensiamo a un ideale che è stato
realizzato, l’immagine che ci formiamo nella mente è
quella di un quadro dentro la sua cornice, statico e immutabile. È qualcosa di fine a se stesso, non un gradino
verso un nuovo punto di partenza o una nuova sfida .
Anche quando vediamo ogni traguardo come un mezzo
per raggiungere altre mete, la nostra visione del futuro, porta sempre con sé l’immagine di una vita in cui è possibile, alla fine, trovare il vero riposo.La pace è la condizione naturale dell’anima. Le persone, a volte, sognano perfino la pace della tomba,
come nelle parole requiescat in pace — anche se credono che la morte sia una discesa nell’incoscienza. Evidente mente, la perdita di coscienza rappresenta per loro un attraente alternativa all’incessante lotta dell’esistenza
umana. La meditazione, comunque, offre un’alternativa infinitamente più allettante, poiché eleva la mente a uno stato di pace supercosciente che, una volta raggiunto, può essere mantenuto perfino dopo lo sconvolgimento psichico della morte fisica.

Non è possibile trovare la vera pace al di fuori di
noi stessi. Quella che in genere viene definita pace è soltanto  un temporaneo stato di tregua nella battaglia della vita. Quella nuova macchina, quando finalmente sarà  tua, sarà solo un preludio ad altri traguardi e altre sfide, Quella casa così bella finirà con l’essere fonte di nuove responsabilità e coinvolgimenti e, forse, di attaccamento ancora più forti.

Ciò che accade è che, nel continuo inseguire una cosa
dopo l’altra, sempre nella speranza che alla fine tutto
vada proprio come vuoi tu, ti abitui a cercare cose, a cercare modi sempre nuovi di trovare la pace. Prima o poi pensi  sarai certamente in grado di goderti piena-
mente la vita. L’ironia sta nel fatto che, proprio mentre insegui la quiete, perdi un po’ alla volta la capacità di acquietarti veramente; mentre insegui il godimento, perdi la capacità di godere veramente di qualsiasi cosa. Iniziamo a goderci veramente la vita quando impariamo la semplice arte del rilassamento. E davvero semplice, ma non per questo si può dire che sia facile! Sin dal giorno in cui siamo nati, infatti, la nostra energia vitale ha sempre fluito all’esterno verso i cinque sensi e, attraverso di essi, verso questo mondo infinitamente complesso. Non è facile, ora, invertire quel flusso.

Più cerchi la quiete nell’azione, più diventi irrequieto. Più cerchi la felicità per mezzo dei sensi, meno la
trovi, per la semplice ragione che il godimento sensoriale prosciuga, anziché alimentare, la nostra capacità di essere felici. Perché aspettare? Perché aspettare che pace e felicità
arrivino un giorno ? Arriveranno quando andrai in pensione? Ne dubito! Anche se, sprofondato tranquillamente nella tua sedia a dondolo, riuscirai a resistere alla tentazione di continuare a “fare cose”, non importa quanto
improduttive esse siano, è comunque probabile che morirai di noia.

Tutti, nonostante i loro impegni, dovrebbero dedicare ogni giorno un po’ di tempo all’arte di fare le cose con
tranquillità. Non troverai mai la pace finché essa non di venterà una componente dell’attività stessa. La pace dovrebbe essere parte del processo creativo. È per questo che la meditazione è importante.

estratto da io amo meditare casa editrice ananda edizioni Copyright © Hansa Trust 1996 edizione in lingua inglese
 Copyright © Ananda Edizioni 2002 edizione in lingua italiana
 Traduzione dall'inglese di Magda Ferrante
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